20 ottobre 2019 – Su IL FOTOGRAFO di novembre 2019 le foto di Gerardo D’Elia della Basilica di Siponto di Edoardo Tresoldi

E’ con grande piacere che segnaliamo un articolo sul n°318 di novembre 2019 della rivista IL FOTOGRAFO, da oggi in edicola, con le fotografie del nostro docente Gerardo D’Elia.
L’articolo racconta della Basilica di Siponto e dell’opera d’arte dell’artista milanese Edoardo Tresoldi.
Di seguito l’articolo con i testi di Michela Frontino

Re-Visioni
Dove l’arte ricostruisce il tempo
fotografie di Gerardo D’Elia

Nel XII secolo a Siponto, poco distante da Manfredonia (Puglia), fu costruita una chiesa romanica: la basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto. Vicino a quelle antiche vestigia – ne rimangono solo le fondamenta – sorge una chiesa medioevale successiva di seicento anni. Nel mese di marzo del 2016 l’artista milanese Edoardo Tresoldi, ha ricostruito e reinterpretato, con l’aiuto di un gruppo di giovani, la tridimensionalità dell’antica basilica paleocristiana, utilizzando 4.500 metri di rete metallica zincata. Quest’opera d’arte è caratterizzata da una struttura permanente alta 14 metri e pesante circa 7 tonnellate. Per realizzarla ci sono voluti circa cinque mesi e il progetto, commissionato dal ministero del Turismo, è costato 900mila euro.

La Basilica di Edoardo Tresoldi è stata premiata con la Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana, il prestigioso riconoscimento nel campo dell’architettura istituito dalla Triennale di Milano e dal Mibac (Ministero per i beni e le attività culturali).
Questo, si aggiunge al Premio Riccardo Francovich 2016 istituito dalla Società degli Archeologi Medievisti Italiani con l’intento di valorizzare i siti che rappresentano una straordinaria sintesi tra il rigore dei contenuti scientifici e la loro efficace comunicazione al pubblico.

Gerardo D’Elia, chiamato a raccontarne la bellezza, rimase stupito da quel gioco di luci: “la trasparenza della rete metallica mi ha catapultato, come un viaggiatore del tempo, a rivivere uno spazio che non c’era più con un realismo davvero incredibile.
Lì, al centro dello spazio, pareva di essere al centro di un display grafico: diventava possibile toccare con mano un disegno fatto con Autocad.
Credo che questa magnifica installazione sia un vero e proprio ponte nella memoria del luogo, consentendo a chi lo attraversa, di relazionarsi sia con il corpo che con la mente al tempo e alla storia.”

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